Mi dice l’editore, il vulcanico Stefano Mecenate della Dream Book, che il mio nuovo racconto dovrebbe uscire prima di Natale con il probabile titolo “Emanuele Rinaldi, vita di un commissario di polizia fedele e anomalo servitore del Paese” o in parte da correggere visto quanto è lungo. Nel momento in cui L’Oro Di Sassetta, il mio primo racconto, sta per cedere il posto al nuovo che arriverà sento preponderante il desiderio di raccontare come questo racconto sia nato.
Per me, arrivare a Sassetta e rimanerne affascinato fu la classica simultaneità dell’azione, venni, vidi e mi innamorai di quel borgo antico.
Non conoscevo né l’esistenza del borgo, né la sua storia millenaria, né tantomeno la strada per arrivarci, scoprii Sassetta “navigando” in rete alla ricerca di notizie sul mio cognome, classica situazione che perlomeno, una volta nella vita, credo, sia capitato a tutti.
E lì mi si aprì un mondo, infatti, per un certo periodo di tempo i Del Gratta furono i proprietari indiscussi di tutto il feudo di Sassetta, e dagli stessi successivamente rivenduto; quello doveva essere certamente il ramo più facoltoso della famiglia e non certo quello a cui appartengo io, che discendendo da un certo Simone residente in Corliano nel 1600 altro non poteva essere che un bracciante della fattoria.
Ma si sa, la curiosità spesso gioca brutti scherzi e un tardo pomeriggio di un afoso luglio di qualche anno fa arrivai a Sassetta, e lì la presenza dei Del Gratta, devo dire, la si tocca con mano.
Un nido d’aquila che all’improvviso emerge su una roccia a strapiombo immerso in folti boschi di lecci e erica, questo è quello che mi apparve, e questo è quello che sempre porterò nel cuore.
Per alcune vicende storiche a Sassetta arrivarono gli spagnoli e divenne feudo dei Montalvo arrivati al seguito di Eleonora Di Toledo andata in sposa al Granduca di Toscana.
Essermi innamorato di Sassetta e della sua storia mi fu propizio per ambientarvi il mio primo racconto, un giallo rosa del quale altro non dirò se non altro per stimolare la curiosità di chi ancora non l’ha letto.