Emanuele Rinaldi vita di un commissario di Polizia fedele e anomalo servitore del Paese
Di pagina in pagina si schiude una storia avvincente, una morte sospetta che da subito sembra legata a situazioni malavitose ma nulla ci può preparare agli intrighi e ai colpi di scena di questa storia che il servitore dello stato, Emanuele Rinaldi con costanza, caparbietà, intelligenza ma soprattutto fedeltà allo stato riuscirà a districare non senza affrontare mille difficoltà tra vittorie e sconfitte.
A questa storia s’intreccia la vita della famiglia Rinaldi, dal Padre di Emanuele al figlio Vittorio, lasciandoci pagine di un’intensità rara. L’autore Aldo Del Gratta ci accompagna nella storia d’Italia ricordandoci che la nostra costituzione, nella quale fondiamo la nostra convivenza ma soprattutto le nostre più alte speranze nella democrazia, nascono sui monti dove i Partigiani hanno combattuto, ma soprattutto dove le persone si sono riconosciute tali, al di fuori di ogni provenienza o sbaglio del passato. Aldo ci ricorda che la nostra meravigliosa Carta è nata nel terreno dell’incontro del patrimonio culturale del cattolicesimo democratico e sociale e quello liberale e quello socialista trovando quella sintesi alta di principi, culture, di ideali e politica che ha reso possibile esprimere le aspirazioni, i progetti, i valori all’indomani della Liberazione; tutto questo ce lo racconta nell’esperienza di vita di persone straordinarie e normali che hanno saputo servire il paese partendo dalle ferite culturali, sociali e spirituali delle comunità.
Intense sono le parole che Aldo ci regala per descrivere l’amicizia tra i vari personaggi, amicizia frutto di profondi scambi che danno il sapore della spiritualità dell’autore. Tutto si va schiudendo in questa vita e Aldo ci ricorda che noi siamo co-protagonisti di questo spettacolo che è la vita nella quale: “Dio ci ha fatto il dono dell’intelligenza affinché avessimo la capacità di discernere tra il bene e il male, fra ciò che è giusto e ciò che è scorretto, dandoci il libero arbitrio”.
In questa storia di anime si aprono le più belle pagine di questo romanzo che non dimentica l’amore tra uomo e donna. Tra Emanuele e Elena e quello tra il padre Vittorio e la madre Maman, un rapporto che tende all’eterno. L’amore di Fra Carlo per la propria missione, l’amore nella famiglia Rinaldi, l’amore per il proprio lavoro descritto nelle azioni di tanti servitori dello stato. L’amore che è ricerca di riconciliazione e perdono, l’amore che può essere pazzo e cieco. L’amore, perché è in esso, ci racconta l’autore, che si compie il destino dell’uomo e delle donne di tutti i tempi.
Voglio ringraziare Aldo del Gratta per avermi tanto insistentemente, e inaspettatamente, cercato. Per averci regalato queste avvincenti pagine. È stato una di quelle persone che gratuitamente si spendeva nelle Acli di Pisa e anche tramite lui ho conosciuto e amato questa strana associazione che, nata nel ’44 sotto le bombe, ancora oggi serve il paese dando dignità e voce ai tanti scartati del nostro tempo. Un movimento che noi vogliamo educativo e sociale. Grazie perché queste parole che hanno risvegliato in me il desiderio di stare lì dove le persone hanno bisogno di essere accompagnate e stare meno sole, lì anche se indegnamente sperando di fare la volontà del nostro Padre comune.
Aldo continua a regalarci pagine belle come queste.
Emiliano Manfredonia
Presidente Nazionale ACLI
TRAMA:
Da un letto di ospedale dove il commissario di polizia Emanuele Rinaldi è ricoverato dopo un conflitto a fuoco con dei rapinatori, si dipana il racconto della sua vita dedicato al figlio che lo veglia al capezzale. In realtà quel raccontarsi è una sorta di viaggio nella propria storia e in quella dell’Italia degli anni ’90, nei valori nei quali ha profondamente creduto, lui “fedele e anomalo servitore del Paese”, e un confronto, lucido e spietato, con una realtà che spesso si è mostrata lontana da ciò che sperava. Al contempo, è un omaggio a quei sentimenti profondi che lo hanno accompagnato anche nei momenti più difficili: l’amicizia, l’amore, la gratitudine, il rispetto, il perdono, dati con generosità e ricevuti con identica spontaneità da coloro che, avendolo compreso, gli sono restati accanto nella vita privata come nel lavoro. Sono pagine intense quelle che l’Autore ci propone, pur tuttavia attraversate da un’ironia sottile e da un’infinita voglia di regalare al lettore motivi di speranza nella convinzione per nulla romantica che la vita è bella e merita di essere vissuta appieno.