Dopo aver letto l’opera prima dell’autore, uscita lo scorso anno (L’oro di Sassetta), ho acquistato anche quest’opera seconda, per via della sua storia personale e professionale vissuta sempre nei dintorni di Pisa, che mi ha riportato indietro con la memoria ed ai miei trascorsi universitari in quella bellissima città, spero ancora oggi a misura d’uomo, dove circa 30 anni fa ho passato gli anni più belli della mia vita.

Anche per questo, come per il precedente, nonostante avesse circa il doppio delle pagine, l’ho letto tutto d’un fiato, trovando la vicenda raccontata, fra realtà e immaginazione, sincera e avvincente. Una scrittura lineare ma articolata dove, in ogni pagina, si coglie lo spirito toscano (pisano) di argomentare nei vari fraseggi.

“Emanuele Rinaldi: Vita di un commissario di polizia anomalo e fedele servitore del Paese” è un romanzo che cattura l’attenzione del lettore a cominciare dal titolo insolitamente lungo (come i film di Lina Wertmuller). La cosa curiosa è il fatto che non ci sono suddivisioni in capitoli, come normalmente uno si aspetterebbe, ma è un testo unico e senza interruzioni, come se fosse l’autore stesso che ti parlasse non prendendo mai una pausa, tenendoti incollato alle pagine.

La trama si sviluppa attraverso il racconto del commissario Rinaldi che, dal letto di un ospedale, dove si trova a causa di una ferita riportata in servizio, narra la sua vita al figlio Vittorio. Quest’espediente narrativo permette di esplorare non solo la carriera di Rinaldi, ma anche la sua dimensione umana, fatta di valori profondi come l’amicizia, l’amore e il rispetto per il prossimo.

La narrazione è arricchita da momenti di introspezione e riflessione, che permettono al lettore di entrare in sintonia con il protagonista e di comprendere le sue scelte e i suoi sacrifici. Uno dei momenti più emozionanti del libro  è quando il commissario Rinaldi si trova a riflettere sulla sua vita e sui sacrifici fatti per il suo lavoro. In questo momento di vulnerabilità, Rinaldi apre il suo cuore al figlio, condividendo non solo le sue esperienze professionali, ma anche i suoi sentimenti più profondi e le sue paure. Questo dialogo intimo tra padre e figlio non solo rafforza il legame tra i due, ma offre anche al lettore una visione toccante della dedizione e del coraggio di Rinaldi. La sincerità e l’intensità emotiva di questo momento rendono la lettura particolarmente coinvolgente e commovente.

Il romanzo è ambientato nell’Italia degli anni ’90, un periodo di grandi cambiamenti e sfide per il Paese. Del Gratta riesce a dipingere un quadro vivido e realistico di quegli anni, intrecciando abilmente eventi storici e vicende personali del protagonista. La figura di Rinaldi emerge come quella di un uomo integerrimo, che nonostante le difficoltà e i pericoli del suo lavoro, rimane fedele ai suoi principi e al suo senso del dovere.

Con uno stile fluido e coinvolgente, Del Gratta riesce a trasmettere un messaggio di speranza e resilienza, mostrando come, nonostante le avversità, la vita possa essere vissuta con dignità e coraggio. Un libro che non solo intrattiene, ma invita anche a riflettere sui valori fondamentali che dovrebbero guidare le nostre vite.

Juan Esposito
Ricercatore
ISTITUTO NAZIONALE FISICA NUCLEARE
Legnaro – PADOVA

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